Alcune riflessioni sull’esperienza del progetto “la logopedia con i pazienti affetti da morbo di Parkinson” effettuata presso l’Iniziativa Parkinsoniani di Bologna negli ultimi due anni.
Credo sia da tutti condivisa l’importanza della voce e del linguaggio come possibilità di essere nel mondo con una identità riconoscibile e con un ruolo personale.
Soprattutto la voce è un tratto caratterizzante la nostra identità, al pari del nome, dei tratti somatici, attraverso il quale veniamo riconosciuti dagli altri e da noi stessi.
Quando la voce subisce delle variazioni notevoli, in modo particolare per quelle problematiche di tipo degenerativo che vanno a minare la possibilità di un utilizzo efficace din uno o più dei suoi componenti, spesso a risentirne è la persona nel suo complesso, soprattutto per quello che riguarda le relazioni con gli altri.
Il linguaggio è la nostra possibilità di interagire con gli altri, di riflettere sulla realtà esterna, di interpretare le cose che accadono, di poter fare previsioni su quello che sarà, di fare valutazioni su quello che è stato.
E’ quindi altamente collegata con le funzioni cognitive e intellettive più sofisticate.
Quando il linguaggio subisce delle regressioni, magari accompagnate a delle cadute sul piano della memoria e delle capacità in generale, la situazione diventa molto seria. La reazione delle persone quando ciò accade è di non riconoscersi più e temere di non essere riconosciuti dagli altri.
Questo spesso sfocia in un comportamento di tipo depressivo che non è difficile da comprendere, soprattutto quando coincide con un periodo della vita, che è la vecchiaia, nel quale è già complesso mantenere con dignità la propria identità.
La Logopedia può dare delle risposte almeno in parte a questo problema. Come?
Intervenendo innanzitutto sul mantenimento e sulla ritardata involuzione delle funzioni cognitive e linguistiche, migliorando, attraverso le tecniche di cui dispone, la forza e la coordinazione pneumo fonica che sta alla base della “parola”.
Dott.ssa Gabriella Saladini